il Sackler Garden, il Garden Museum a Londra e i Tradescant
In un piccolo triangolo al di là delle mura del Lambeth Palace, la dimora londinese per quasi ottocento anni dell’arcivescovo di Canterbury, tra la riva del Tamigi e un groviglio di strade, sorge la St-Mary-at-Lambeth, una chiesa del 1062, oggi sconsacrata e trasformata in museo: il Garden Museum, un luogo espositivo unico nel suo genere.
La storia di questa istituzione e della trasformazione della chiesa inizia nel 1976 quando per salvare dalla distruzione la chiesa con annesso cimitero, abbandonata da tempo per via del progressivo calo demografico della parrocchia e soprattutto della situazione di degrado dell’area lungo il fiume, Rosemary e John Nicholson costituiscono il Tradescant Trust per salvare l’edificio e tutta l’area annessa nella quale si trovava il sepolcro dei Tradescant, padre e figlio, figure centrali nella storia della botanica inglese.
Con un contratto di locazione dell’edificio di 99 anni i coniugi fondarono nel 1977 ciò che con molta probabilità è la prima esposizione permanente al mondo dedicata alla storia del giardinaggio, il Garden Museum che all’epoca fu chiamato Historic Garden Museum.
La storia di questo giardino e del museo è singolare in quanto tutto ruota intorno alle figure dei Tradescant, padre e figlio, considerati i padri fondatori del giardinaggio inglese che qui, in questo giardino, oggi riprogettato, hanno la loro ultima dimora.
Vale la pena accennare ad alcuni passaggi delle vite dei due personaggi storici in quanto molte considerazioni e visioni dei progetti sia dell’allestimento interno del Museo, sia del nuovo ampliamento, sia dei due giardini prendono spunto da elementi e visioni dei Tradescant.
John Tradescant il vecchio (1560-1638) fu a servizio dei maggiori personaggi dell’aristocrazia inglese come consulente per i giardini, tra cui Robert Cecil, conte di Salisbury e il primo ministro di Giacomo I, che fu il primo a iniziarlo ai viaggi botanici mandandolo nei Paesi Bassi alla ricerca di nuovi alberi da frutto.
Tradescant lavorò inoltre per molti altri nobiluomini, tra cui Dudley Diggles, che nel 1619 fu nominato ambasciatore in Russia e che lo portò con sé in un viaggio dal quale John riportò in patria molte piante sconosciute per la flora inglese, come, per esempio il Larice.
Nel 1621 Tradescant partì di nuovo per un altro viaggio, questa volta per climi più caldi, ad Algeri, a seguito della spedizione inglese contro i corsari dalla quale riportò in patria diverse piante del clima mediterraneo o dell’area mediorientale, come la Syringa persica, i gladioli, o l’albicocco.
Nel 1623 Tradescant prese poi servizio dal potente Lord Buckingham e viaggiò di nuovo nei Paesi Bassi e a Parigi. In questi viaggi entrò in contatto con Jean Robin farmacista ed erborista del re Enrico IV con il quale intraprese un fitto scambio di semi e corrispondenza “botanica”. E probabilmente, il figlio di Tradescant che riportò dall’America diversi semi, è responsabile dello scambio tra il padre e Robin che diede vita ai primi esemplari di Robinia pseudoacacia nel Vecchio Continente.
Nel 1628 Tradescant passò poi al servizio del re Carlo I diventando il curatore dei suoi giardini, delle vigne e degli allevamenti dei bachi da seta.
Con la sua ascesa professionale, Tradescant riuscì ad acquistare una nuova proprietà a Londra, a Lambeth, dove aprì al pubblico, come museo, il suo gabinetto delle curiosità nel quale aveva riunito tutti gli oggetti e attrezzi che aveva riportato dai suoi viaggi e acquistato attraverso le sue molteplici corrispondenze. All’esterno un giardino botanico divenne un vivaio ricco di piante esotiche, anch’esso aperto al pubblico e alla vendita. L’Arca dei Tradescant era il nome di questo museo, forse il primo museo della Gran Bretagna aperto al pubblico con un biglietto d’ingresso di sei scellini.
Alla sua morte John Tradescant fu sepolto nel cimitero della chiesa di St-Mary-at-Lambeth che oggi accoglie la tomba di famiglia, uno splendido sepolcro ad urna con bassorilievi sui quattro lati, nel quale sono sepolti padre e figlio e alcuni membri della loro famiglia.
E ora veniamo ai nostri giorni.
Una volta trasformata la chiesa sconsacrata in museo si passò all’esterno e a quello che doveva essere il nuovo giardino dei Tradescant.
Negli anni Ottanta fu creato il giardino del Museo da lady Salisbury, l’allora Presidente del Museo, un impianto con al centro un grande nodo in stile elisabettiano accanto al sepolcro dei Tradescant. In questi anni poi la collezione del Museo prenderà sempre più corpo con nuove acquisizioni e lasciti, tra cui un raro innaffiatoio in terracotta del XVII secolo.
È questa la configurazione che vidi quando visitai per la prima volta questo giardino. Al suo esterno, una piccola piazza accoglieva poi delle aiuole con morbide composizioni di perenni e graminacee. Era la piazzetta giardino che ancora oggi ha la manutenzione dei volontari del Museo.
Successivamente nel 2008 venne bandito un concorso per il nuovo allestimento del Museo, gara che fu vinta dallo studio di Dow Jones. Fu installata una struttura in legno lamellare CLT autoportante che trasformò totalmente la visita al Museo; un sistema prefabbricato di 276 pannelli di legno furono montati in dodici settimane, una struttura avvolgente lungo il perimetro interno della chiesa che realizza un secondo livello nel quale trova posto la collezione permanente. È lascaito il grande vuoto centrale della navata principale, spazio polivalente per attività temporanee come corsi, eventi, manifestazioni, convegni, fino a corsi di pratica di giardinaggio.
La seconda fase della riqualificazione fu poi avviata nel 2015 quando fu incaricato di nuovo lo studio di Dow Jones dell’ampliamento intorno a una corte che avrebbe inglobato le tombe dei Tradescant. L’estensione doveva comprendere nuovi laboratori, un bar con annesso un piccolo ristorante e spazi per lo studio e l’esposizione. Inoltre, la struttura doveva poggiare su una piattaforma in modo da non distruggere le tante tombe del cimitero intorno alla chiesa (circa 20.000, alcune risalenti all’epoca normanna).
Il padiglione che si sviluppa attraverso tre volumi, a ha un linguaggio architettonico che ricorda dell’architettura moderna: vetro e legno si rincorrono in fasce e superfici ricoperte queste con lastre, meglio grandi scandole di bronzo, un materiale che entra in sintonia con le pietre della chiesa e la cui texture ricorda le cortecce dei platani presenti nel giardino. I platani poi ci riportano ancora una volta alla storia dei Tradescant ,visto che furono loro che li introdussero in Inghilterra.
E ora il giardino, o meglio i giardini.
“Il museo dovrebbe essere una parte della città quando vuoi farne parte, e una via di fuga quando vuoi scappare”.
Così descrive lo spirito del nuovo Museo il suo direttore Christopher Woodward.
E così il nuovo giardino si articola in tre spazi, due progettati da Dan Pearson (il Sackler Garden, per l’appunto e l’ingresso laterale dell’estensione) e il Giardino anteriore, accanto al lato lungo della chiesa, progettato da Christopher Bradley-Hole.
Il nuovo giardino d’ingresso progettato da Bradley-Hole è un’area disegnata da siepi di tasso che accolgono le tombe del cimitero e spazi per sedersi lungo tavolini da picnic, come da tradizione inglese. Il giardino, denominato “Giardino anteriore” è ricoperto da una chiara superficie in ghiaia con piccole aiuole di perenni e di Acanthus spinosa, oltre a alberi fruttiferi a spalliera. Si stanno ancora raccogliendo fondi per ricoprire questa superficie in pietra chiara.
Per quanto riguarda il giardino all’interno del nuovo ampliamento la questione è più complessa. Christopher Woodward racconta di come il XVII secolo era ossessionato dall’idea dell’Eden: “Un giardino recintato potrebbe essere un Eden. Al di là c’era il ‘rude waste’, il mondo caduto.“
E l’Eden era anche l’idea di giardino dei Tradescant che nel loro vivaio avevano collezionato le tante piante provenienti da ogni dove con l’idea che il paradiso, il loro paradiso potesse contenere tutte le piante.
Il nodo vegetale di Lady Salisbury, la vecchia aiuola che conteneva solo le piante note ai commercianti nel XVII secolo cercherà, senza troppo successo, di farsi spazio nei diversi progetti e soluzioni della nuova corte interna ma alla fine Dan Pearson, incaricato per questo progetto deciderà in modo diverso, sempre collegandosi allo spirito guida dei Tradescant e sul loro amore per il collezionismo.
E così su queste visioni e suggerimenti Pearson decide di considerare lo spazio interno all’ampliamento come una scatola di Ward nella quale raccogliere tutti gli esotismi possibili intorno alle tombe dei Tradescant e del capitano William Blingh, il capitano del famoso viaggio degli “ammutinamento del Bounty”.
Il giardino è dunque liberamente ispirato ai viaggi dei Tradescant ma utilizza piante rare che provengono da collezioni contemporanee, poco conosciute, come quello di Sue e Bleddyn Wynn-Jones di Crug Farm nel Galles del Nord. Fogliami larghi avvolgono così i sepolcri mentre sul lato in aderenza con la chiesa-museo un pergolato con una esposizione più soleggiata sarà ricoperto di gelsomini e passiflora.
Per questo giardino Dan Pearson sceglierà varietà rare di piante più comuni, più conosciute, ma ricercate nei loro cultivar che qui espone con lo stesso spirito del collezionismo dell’Arca dei Tradescant.
“Parte della mia ispirazione per questo giardino è venuta da un certo numero di persone che potrebbero essere considerate gli equivalenti moderni dei Tradescant“, dice Dan Pearson. “Ho pensato a persone come Rov Lancaster, Sue e Bleddyn Wynn-lones (di Crûe Farm Nurseries, Dan Hinkley (Heronswood Nursery), Paul Barney (Edulis) e Nick Macer (Pan-Global Plants) e ho cercato di incorporare un numero delle loro scoperte nella semina“.
E così il Sackler Courtyard Garden si trasforma in una scatola magica nella quale si rinnova incessantemente una storia antica nella quale “il rapporto tra l’improbabilità del luogo e la potenza della cultura” risultano ancora oggi sorprendenti.