L’autunno si palesa con l’arrivo delle mele e dell’uva che sostituiscono i profumati agrumi.
I pomi si accatastano colorati sui banchi dei mercati, scomposti o ordinati ci accompagneranno per tutto l’inverno con i loro tono caldi dal rosso al giallo, fino al fluorescente verde …. mela naturalmente!
Più di 7000 varietà di cui 2000 solo in Italia, il Malus, il melo ha origini asiatiche e una storia antichissima, quasi come la vite.
Questo frutto dai sapori e consistenze molto diverse si armonizza con molti altri ingredienti, sia nella versione cotta, sia in quella cruda.
Miele, frutta secca, ananas, rosa, noce moscata, pera, fragola, rabarbaro sono solo alcune delle note speziate che si possono sentire mordendo una mela.
Una storia lunghissima che si perde nei miti delle nostre civiltà.
Nell’antica Grecia tre dee si contendevano questo frutto che alla fine fu assegnato da Paride ad Afrodite che gli promise l’amore della donna più bella del mondo, Elena di Sparta. Questo fu l’incipit della guerra di Troia!
Un’altra storia è quella del mito di Atalanta e delle mele d’oro del giardino delle Esperidi che, gettate da Ippomene lungo il tragitto della corsa, fecero perdere la gara ad Atalanta che dovette sposare l’eroe.
Raggia davanti all’uscio una grande pianta,
Che fronde ha di smeraldo e pomi d’oro;
E’ pomi che arrestar ferno Atalanta,
Che ad Ippomene dienno il verde alloro.
(da Poliziano, Stanze, I, 94)
Jacques Brosse nella Mitologia degli alberi racconta che a differenza dell’ulivo e del fico il melo in Europa non è stato mai visto come albero esotico e l’appellativo “pomo d’oro” era riferito alla sua storia di frutto del mito come frutto dell’immortalità.
Nel calendario celtico il melo è uno dei due alberi fruttiferi, l’altro è il fico e per i celti che ignoravano l’Antico testamento, questo era l’albero che legava la natura e l’uomo, la vita e la morte, insomma simboleggiava la perfezione
E dai miti pagani passiamo al pomo della storia cristiana, il frutto della tentazione dell’albero della conoscenza del Bene e del Male, per poi catapultarci nelle favole con la mela stregata colpevole del sonno della povera Biancaneve.
Ma le mele sono state protagoniste di ben altre storie.
Isaac Newton deve alla mela caduta sulla sua testa la legge sulla gravità mentre Guglielmo Tell deve la sua vita alla mela che fu costretto a colpire con una freccia sulla testa di suo figlio.
In tempi moderni la mela, da frutto del mito o della leggenda, si trasforma in brand, marchio: è il simbolo di New York, chiamata anche la Grande Mela, è il brand della Apple Inc. (devo spiegare cos’è?) e anche il nome e icona della casa discografica fondata dai “mitici” Beatles nel 1968.
Un frutteto, un meleto come giardino è quello che nel lontano 1999 fu realizzato per la struttura del nuovo velodrono di Berlino per i giochi olimpici del 2000.
Per realizzare le attrezzature sportive del grande evento su un’area di dieci ettari nel centro della città Berlino fece un concorso internazionale nel 1992 invitando cinque studi tedeschi e cinque equipes straniere: vinse il francesce Dominique Perrault.
L’idea del progetto era quella di realizzare una sorta di piattaforma verde, degradante sulle due uniche forme, i volumi delle attrezzature sportive che rimanevano incassate sul terreno. La copertura dei due edifici doveva essere allo stesso livello della quota del parco in modo tale che dalla strada nulla si fosse visto se non un frutteto “selvatico” realizzato esclusivamente da meli.
Perrault nello stesso periodo stava costruendo la Très Grand Bibliothèque de France a Parigi e collaborava, nella realizzazione della “Foresta” della Biblioteca con Erik Jacobsen, paesaggista e ingegnere ambientale, che chiamò anche nel caso di Berlino. Fu lui che dette l’idea per questo meleto che ricordava strutture analoghe viste in Normandia.
I meli sopportano il gelo, fioriscono abbondantemente in primavera, fruttificano in estate, perdono le foglie in inverno, insomma fanno meraviglie in quasi tutte le stagioni e l’immagine di questo meleto un po’ disordinato convinse la giuria che quello era il progetto migliore.
La sfida nella realizzazione fu per Jacobsen quella di trovare esemplari adulti, ben formati e sani.
Nella ex Berlino est esistevano vaste aree coltivate a meli che però dopo la riunificazione delle due Germanie furono abbandonate e insieme a loro anche gli alberi che non avevano più i requisiti per essere riutilizzati senza problemi.
Fu così che furono acquistati 600 meli, Malus acerba (sinonimo di Malus sylvestris o melo dei boschi, un melo spontaneo in Europa) nel Pays de Caux, una regione dell’Alta Normandia. Si trattava solo di convincere i tedeschi ad avere quasi selvatici meli francesi a Berlino.
Dei 600 esemplari comprati e “lavorati” per essere trasportati e piantati nella città tedesca 200 furono deputati idonei dai tecnici tedeschi e così dopo il viaggio e i lavori di inserimento, il 6 novembre del 1999, il giorno dell’inaugurazione del complesso olimpico, un meleto selvatico, coltivato non per i suoi frutti ma per la sua vivacità, la sua immagine scomposta, ricopre un rigido rettangolo dove le architetture scompaiono sotto questo giardino informale.
Il dolce che ha come protagonista la mela è una Apple pie, un dolce tipico della tradizione statunitense e che si presta ad essere apprezzato a fine pasto con una quenelle di gelato alla vaniglia, o a colazione davanti ad una fumante tazza di caffè lungo, oppure all’ora del the.
Insomma, se avete bisogno di un momento dove “coccolarsi” questo è un comfortfood per eccellenza.
La mia versione è una sorta di assemblaggio di idee che mi sono venute circa gli accostamenti leggendo e studiando un po’ qua, un po’ là e devo dire che l’esperimento è riuscito, lo rifarò sicuramente e spero che piaccia anche a voi.
Ho utilizzato delle piccole mele intere e per rendere ancora più goloso il ripieno, invece della marmellata ho aggiunto del frangipane: il suggerimento dell’accostamento con le mandorle me lo ha dato il profumo delle mele che spesso hanno questo tipo di aroma, specialmente vicino al torsolo, dove ci sono i semi.
Apple pie con frangipane e amarene (teglia di ceramica ovale da 25 cm)
ingredienti per il ripieno
- 5 piccole mele
- tre cucchiai di zucchero di canna
- una stecca di cannella
- 50 gr di burro
- mezzo limone
- 50 gr di mandorle intere
- 80 gr di burro ammorbidito
- 50 gr di zucchero
- un uovo intero
- un tuorlo
- 30 gr di farina 00
- due cucchiai di pistacchi tritati
- un cucchiaino di cannella in polvere
- due cucchiai di amarene sgocciolate
ingredienti per la pasta
- 180 gr di farina 00
- 90 gr di burro a temperatura ambiente
- 90 gr di zucchero semolato
- 3 tuorli d’uovo
- qualche goccia di essenza di vaniglia
- un pizzico di sale
procedimento
- bisogna prima preparare le mele
- sbucciare le mele e strofinarle con il limone in modo da non annerire la polpa
- in una teglia alta mettere le mele con la cannella lo zucchero e il burro a fiocchetti
- infornare a 180°C a forno preriscaldato per 30 minuti circa avendo l’accortezza di coprire con un foglio di alluminio la teglia
- le mele devono cuocersi ma non devono disfarsi, non devono essere molto morbide
- una volta finita la cottura togliere dal forno e lasciarle raffreddare
- preparare la pasta per la pie
- mettere tutti gli ingredienti in un mix e amalgamare
- la pasta non deve riscaldarsi per cui appena forma una palla spegnere il mix
- coprire con una pellicola e lasciare riposare per almeno 30 minuti in frigorifero
- preparare il frangipane
- nel mix mettere le mandorle insieme allo zucchero e ridurle in una polvere grossolana
- togliere il composto e metterlo in una scodella
- montare con una frusta il burro e quando è spumoso aggiungere delicatamente la frutta secca, le uova e poi la farina con la cannella
- togliere dal frigo la pasta, dividere il panetto in due porzioni e stendere la pasta in due sfoglie non troppo sottili
- rivestire la teglia in ceramica precedentemente imburrata e infarinata con la pasta fino ad avere i bordi ricoperti
- posizionare le mele intere
- aggiungere il frangipane tra una mela e l’altra e finire il riempimento con le amarene
- ricoprire con il secondo disco e sigillare la pie facendo un bordo di pasta
- con un coltellino ho poi inciso la superficie intorno alle mele in modo da avere il picciolo e la parte superiore della mela a vista
- cuocere a forno preriscaldato a 180°C per 35 minuti circa
- una accortezza: ho ricoperto il bordo della pie con della carta stagnola in modo da non far bruciare il bordo della pasta. Verso la fine bisogna però toglierlo in modo da far dorare il bordo
servire la pie tiepida con una spolverata di zucchero a velo
merci Laura 🙂
Bellissimo post Monica, che buono il tuo dolce, mi piace tantissimo, un abbraccio, sono felice di leggerti, con affetto Laura.