il miele, i fiori e il paesaggio nel nuovo romanzo di Cristina Caboni

Le api per lei erano lo specchio del luogo a cui appartenevano e del quale si prendevano cura. Raccoglievano il polline, il nettare, lo restituivano sotto forma di miele. Si accertavano che ogni fiore producesse un frutto. Anche nel momento in cui morivano erano utili alla comunità, segnalando squilibri e, sempre più spesso, inquinamenti. Erano sentinelle, le sentinelle dell’ambiente.

la custode del miele e delle api Cristina Caboni

Nel nuovo romanzo La custode del miele e delle api di Cristina Caboni edito da Garzanti ci sono due coprotagonisti insieme ai personaggi principali della storia: la comunità delle api e i loro fiori, e il paesaggio della Sardegna.

Sciami di api corcondano e accompagnano Agnese, la protagonista e prima di lei la zia Margherita, nuvole dorate che avvolgono i personaggi nei momenti salienti e punteggiano la storia là dove il racconto in qualche modo cambia o mette a fuoco passaggi importanti per la narrazione.

Ogni capitolo poi inizia con la descrizione di un miele, delle sue caratteristiche organolettiche, il sapore, il profumo, il colore e la trasparenza e la pianta che è servita ai laboriosi insetti per la produzione della preziosa dolcezza. A ogni miele è poi abbinato un sentimento, un atteggiamento o forza interiore che guida, come in un incipit tutte le righe successive del piccolo capitolo, anticipando ciò che si metterà a fuoco in quel passaggio, ciò che i personaggi della storia indagano o vivono in quel momento.

Il romanzo, una storia di sentimenti, ha come protagonista Agnese, una donna che per lavoro gira il mondo per risolvere i problemi dei tanti apicoltori: prati fioriti da seguire, il problema delle canalizzazioni sotterranee delle acque e la mancanza di scoline utili per la nidificazione delle api, posizioni sbagliate delle arnie, il vento, la mancanza di segnali per il riconoscimento immediato della propria arnia da parte delle instancabili lavoratrici fino ai drammatici problemi di avvelenamento e morte delle api causate dagli insetticidi che l’uomo usa nelle produzioni agricole o i problemi con l’acaro Varroa.

Agnese si ritroverà a ritornare nella sua terra nativa, la Sardegna che aveva lasciato con la madre dopo il trasferimento a Roma; qui ritrova ciò che aveva lasciato, le api della sua infanzia, un amore mai dimenticato, un paesaggio famigliare, una madre che la vita aveva indurito nel carattere.

Non senza colpi di scena e difficoltà, la nostra protagonista rimette le cose in ordine, ricostruisce una nuova vita, questa volta non solitaria e si ferma per riprendere i fili interrotti da tempo.

Sullo sfondo la Sardegna, il luogo dell’infanzia e del ritorno: “Era opinione comune che la Sardegna fosse una distesa secca, ma lei aveva visto ben oltre con gli occhi incollati al parabrezza. Montagne ripide, con le rocce bianche che scintillavano al sole, e alberi che crescevano sulle cime, macchie scure chinate di lato, perché il maestrale era un vento che la natura la forgiava. C’erano cespugli rossi, altri giallo ocra, altri ancora smeraldo, e poi ad un tratto il mare, con il lungo ponte che univa l’isola di Sant’Antioco alla terraferma. Così al verde si era unito l’azzurro.”

la custode del miele e delle api Cristina Caboni

Nel romanzo a un certo punto questo luogo incantato è minacciato da un piano di speculazione edilizia che modificherà inevitabilmente i luoghi, i paesaggi, i bei prati fioriti, luogo per il nutrimento delle api, forse le vere protagoniste della storia. Ma come per magia, uno sciame dorato riemerge da una boscaglia dove gli alberi con le loro architetture di rami intricati, sono da tempo un antico rifugio degli insetti, un alveare selvatico e in quel momento narrativo la storia si apre, trova la via per mettere tutte le verità, i personaggi, i luoghi sotto una giusta luce, quella dell’epilogo felice.

 

L’autrice, Cristina Caboni oggi scrittrice di successo, è nella vita una bravissima apicoltrice che lavora nell’azienda di famiglia in provincia di Cagliari, proprio quasi come la sua protagonista.

la custode del miele e delle api Cristina Caboni

Le api, come ci rammenta il romanzo, sono degli utilissimi indicatori ambientali e la storia narrata mette in luce il problema delle nostre campagne, dei bei paesaggi assediati dalle speculazioni turistiche ma anche la distruzione delle campagne coltivate in modo intensivo e ormai inquinate dai pesticidi.

Ultimamente è di moda sui tetti di New York avere delle arnie per la produzione del miele, questo perché negli ultimi tempi le api sono presenti nelle città, scappando da campagne non più ospitali. E’ una assurdità ma è proprio così, le nostre città inquinate, piene di smog e gas tossici sono meno inquinate delle nostre campagne.

Forse, questo indicatore ci deve far riflettere profondamente e non gridare al “che bello, mi produco il miele sul tetto del mio condominio”!

Le nostre campagne hanno bisogno di produzioni sostenibili con metodi di coltivazione che seguono i ritmi naturali, perché se le avveleniamo, se le rendiamo luoghi di sfruttamento incondizionato, se non ci prendiamo cura di loro, se non abbiamo attenzione non solo a ciò che mangiamo, ma anche alla nostra terra, per assurdo non ci basterà la città come rifugio, perché l’ambiente è un sistema aperto e prima o poi gli effetti negativi si propagheranno ovunque.

E allora, invece di fare i cittadini coltivatori di orti urbani ad altezza tubo di scappamento delle automobili, forse dovremo riflettere e fare qualche cosa per le nostre campagne, trovare modalità innovative di collaborazione, di turismo, di conoscenza, insomma, forse proprio perché il nostro territorio, l’Italia, è fatto soprattutto di campagne e coste, noi cittadini, se ad un certo punto della nostra vita artificiale siamo presi dallo spirito del km 0, beh dobbiamo ricordarci che le campagne sono praticamente a contatto con i nostri raccordi anulari e da lì forse, possiamo iniziare a ritrovare modalità di coltivazione più giuste per noi, sostenibili per il nostro ambiente e il nostro paesaggio.

la custode del miele e delle api Cristina Caboni

Per festeggiare il miele raccontato nei tanti gusti e profumi nel libro (alla fine del romanzo c’è una appendice, il Quaderno del miele nel quale sono descritti moltissimi mieli prodotti nei nostri climi mediterranei) ho realizzato una ricetta molto semplice, un dolce al cucchiaio di origine araba, una ricetta che ho arricchito con dei biscotti di frolla al miele che ho frantumato per dare al dolce una diversa consistenza nel susseguirsi degli strati morbidi e croccanti.

la custode del miele e delle api Cristina Caboni

ricetta di yogurt con miele, noci, arance e ribes neri

(dosi per quattro bicchieri)

 

ingredienti

  • 300 grammi di yogurt greco
  • 6 cucchiai di miele millefiori
  • tre arance
  • 100 grammi di mirtilli
  • 4 cucchiai di gherigli di noci
  • un cucchiaio scarso di sciroppo di rose
  • cannella in polvere q.b.
  • 5 biscotti di pastafrolla al miele

procedimento

  • sbucciare due arance e tagliarle a fettine
  • tostare i gherigli di noce
  • frantumare grossolanamente i biscotti
  • mettere nel fondo del bicchiere i biscotti frantumati
  • amalgamare le fettine di arance con i gherigli di noce e 4 cucchiai di miele e distribuire il composto nei quattro bicchieri insieme ai mirtilli
  • amalgamare due cucchiai di miele con lo sciroppo di rosa e metà succo di un’arancia e distribuire il composto nei bicchieri
  • infine spolverare lo yogurt con la cannella in polvere

la custode del miele e delle api Cristina Caboni

2 Comments

  • cakegardenproject
    9 anni ago

    E’ vero Elisa, una storia non ha solo un unico binario ed è per questo che è importante leggere e scrivere ancora. un abbraccio anche a te monica

  • 9 anni ago

    bellissimo ed interessante post.
    Ne ho letti altri, ispirati da questo libro, ed è bellissimo vedere come ognuna di noi, abbia colto sfumature diverse, si sia soffermata su cosa le sta più a cuore, abbia avuto spunti di riflessione diversi.
    un abbraccio

    elisa

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