Il moelleux al cioccolato il dolce di questa domenica è un gateau da conforto, da giornata uggiosa e noiosa. É uno di quei dolci consolatori facilissimi da fare, con ingredienti e dosi semplici, difficili da dimenticare e di una facilità e velocità di esecuzione impressionante. come impressionante è anche il tempo, breve, quasi un istante, del stazionamento al di fuori del forno. un nanosecondo, anche se nei paraggi ci sono solo adulti. Oltre che la bontà e il profondo profumo di cioccolato al quale nessuno può resistere, solo gli allergici, la caratteristica maggiore di questo dolce è nella consistenza, molle per l’appunto. Non c’è bisogno della prova stecchino per capire se è cotto, perchè in realtà deve rimanere morbido, quasi non cotto al centro e quindi l’unica possibilità di capire quando sfornarlo è il profumo o il tempo; dopo i 25 minuti si brucia.
Ma un’altra caratteristica è quella della sua superficie che ad un certo punto della cottura passa da una pellicola lucida ad una patina che tende a rompersi in tante piccole crepe, insomma un dolce che definisco crackle. E siccome alla golosità non c’è mai fine ho pensato di riempire queste crepe di una granella di pistacchi, come se dall’interno del moelleux uscisse una “lava verde”. una perversione.
Queste crepe dolci, che per un pasticcere possono essere delle vere e proprie sciagure, hanno sorti molto diverse nell’arte e nel giardino.
Crackle è sinonimo di una certa patina in quanto sistema di crepe, craquelure, dal francese craque, crepa, che era quello che nel 1700 i pittori francesi realizzavano sui loro quadri per costruire una certa aria di invecchiamento. Inutile dire che ha avuto un successo incredibile, soprattutto tra i falsari di tutti i generi, da quelli che effettivamente volevano falsificare un’opera d’arte, a quelli che volevano solo innocentemente invecchiare un dipinto o una superficie, “antichizzandola”.
Facile parlare di arte moderna passando per le opere di Burri ,o dei tanti artisti concettuali che frantumano le loro creazioni, come facile fare anche riferimento alla tecnica giapponese del raku.
La ceramica raku è un’invenzione abbastanza recente, del 1500, e prende il nome dalla città dei giardini giapponesi per antonomasia, Kyoto, e precisamente da un quartiere dove esistevano delle cave di argilla. L’invenzione si deve ad un artigiano coreano che lavorava in questa città, il quale si accorse che se non si lasciavano le ceramiche a raffreddare nel forno, per lo shock termico, si formavano delle intricate ragnatele sulle superfici smaltate. Un’arte difficile, di raffinata semplicità e di meraviglia, perché non si può prevedere come la superficie della ceramica sarà elaborata dalle tante bellissime crepette.
Anche il giardino ha ultimamente una liaision con le superfici crackle. Sicuramente qualche pensiero circa le crepe o buche dei nostri asfalti cittadini è venuto a parecchi, non ultimo il lavoro di Pothole Gardener, il “tappatore” folle che si aggira per l’UK realizzando giardini in miniatura dentro le buche che trova casualmente camminando. Quello di tagliare il manto stradale o altre superfici e intrufolarsi nelle pieghe di queste crepe è sicuramente un’azione che si realizza con bassi budget, con un certo interventismo guerrigliero e la voglia di un po’ di selvaggio.
Ma andiamo con ordine.
Già a metà degli anni ’90 del secolo passato, una serie di progetti si interrogavano sul come recuperare e/o rigenerare le superfici in asfalto presenti in luoghi in stato di trasformazione. E’ il caso, per esempio, del parco di 70 ettari che sorge su una parte del vecchio aeroporto di Adlershof vicino a Berlino. Gli asfalti delle piste rimangono nel parco, lasciate al tempo, ed oggi, fratturate, rotte, dissestate, costituiscono una trama ricolonizzata dalla vegetazione spontanea.
Continuando su questo versante, ma occupandoci della dimensione del giardino, due realizzazioni sono sicuramente interessanti, anche se formalmente differenti.
La prima è quella del Crack Garden a San Francisco di CGM Landscape Architecture, realizzato nel 1999 e premiato nel 2009 dall’ASLA, come dire l’Oscar americano del paesaggio. Un piccolo giardino dal piccolo costo ma dal grande impatto emozionale.
Con un martello pneumatico, che sostituisce la vanga, sono realizzate delle piccole tracce sull’asfalto nel quale si inseriscono infine, le piante preferite dal committente. Questo lo ritengo un vero e proprio gesto liberatorio.
Analoga operazione, ma con una destinazione diversa, in quanto diventa un giardino pubblico a “cuscinetto” in un’area a parcheggio, è quella del gruppo Wagon Landscaping che realizza a Courtai in Belgio, nel 2009, un piccolo garden dall’immagine ordinata, dal disegno simile alle strisce pedonali. I tagli sono precisi, puliti, ma dentro le crepe ordinate sono inserite piante scomposte e anche la mia amata Verbena.
Insomma, questo tipo di intervento sugli asfalti negli ultimi anni si sono moltiplicati e vengono definiti come interventi di depaving.
Per finire ritorniamo al mio crackle dolce, la ricetta della cake del giorno.
MOELLEUX AU CHOCOLAT
ingredienti
5 uova intere
200 g di cioccolato amaro
200 g di zucchero semolato
200 g di burro
un pizzico di sale
2 cucchiai di farina 00
mezzo cucchiaino di cannella in polvere
cacao amaro in polvere
granella di pistacchi siciliani qb
procedimento
Sciogliete a bagnomaria il cioccolato e il burro
Nel frattempo sbattete le uova insieme allo zucchero, aggiungere il cioccolato e il burro fuso, il sale, la cannella e per ultimo la farina
Infornare a 180°C per 20 min. circa
Appena sentite il profumo, mettetevi in allerta, è quasi pronta
Fate raffreddare la torta e toglierla delicatamente dalla teglia (meglio quella che si apre) e spolverare con il cacao amaro
Io ho aggiunto la granella di pistacchi nelle crepe, ma è solo estetica golosità.