Finalmente la mia prima cake di compleanno per un amico!
E’ tanto facile pensare a una torta al femminile quanto è difficile idearla una per un uomo. DIFFICILE!
La cosa più facile è quella di pensare a che gusto realizzarla ed è inevitabile utilizzare il cioccolato fondente come farcia; nel mondo maschile ha quasi sempre successo e quindi era una scelta scontata.
Ma sono stata fortunata!
Per il tema a cui ispirarmi, avevo ben due opzioni: la prima era quella relativa al suo lavoro, al mondo dell’arte, e quindi mi potevo ispirare alla sue opere.
La seconda opzione, forse ancora più forte della prima, e consigliata dalla sua compagna che mi è venuta in aiuto, è stata quella che la torta non andava a festeggiare un uomo qualunque, ma un uomo che ha la sua terra negli occhi: la Sardegna.
“Se gli realizzi un nuraghe lo fai felice”!
Uno solo? dico io … no, penso, meglio un villaggio, anzi, meglio il più importante sito nuragico della Sardegna diventato nel 1997 sito Unesco, un luogo bello quanto Stonehenge, se non di più.
Ed ecco prendere forma la prima landscape cake, la prima torta che non si ispira ad un giardino ma ad un paesaggio.
E che paesaggio!
Su Nuraxi è un luogo magico, portato alla luce nel comune di Barumini tra il 1950 e il 1957, è il villaggio nuragico più grande della Sardegna e del mondo, di età compresa tra il 1500 a.C. e il III secolo d.C.
Il nucleo centrale del villaggio, quello più antico, si sviluppa intorno a una torre centrale, alta circa 19 metri intorno alla quale venne successivamente costruito un nuraghe quadrilobato, una sorta di bastione tutto in pietra basaltica intorno al quale, in Età del Ferro, fu costruita una cinta muraria.
Successivamente, nell’Età del Bronzo nasce il villaggio che si estende sul versante est del bastione, scendendo lungo la dolce pendenza della collina.
Il villaggio, composto da una cinquantina di capanne a pianta circolare, non solo erano abitazioni, ma erano anche gli edifici pubblici per le assemblee del villaggio, le officine, le cucine comuni e gli altri ambienti per le attività di lavoro della comunità che viveva prevalentemente di agricoltura.
L’idea per questa torta è stata quindi quella di interpretare la planimetria del sito, in una scala più prossima al rapporto 1:500, tutta interamente bianca perché se avessi messo del colore sarebbe diventato in un attimo una sorta di osceno plastico del trenino.
Un rettangolo bianco più prossimo al quadrato nella sua forma geometrica, realizzato con una base di torta alla panna e uno strato molto spesso di morbida crema al cioccolato fondente con inserite, come pepite, dei quadrotti morbidi di zucchero al limone, quasi dei “ritrovamenti” inaspettati di un aroma diverso rispetto alla cioccolata. Qua e là poi un frantume di cioccolata fondente ha ricoperto ma massa della crema.
Ma non poteva finire così.
Sui lati ho voluto riproporre un disegno fatto a puntini con la sac-à-poche che si ispira ai disegni che sono ricamati o tessuti o ancora realizzati negli intrecci dei vasi in rafia del magnifico e raffinato artigianato sardo.
Una specie di greca avvolge quindi tutta la torta simulando quasi una cinta muraria con gli angoli segnati da un ulteriore decoro.
Ho modellato l’architettura del bastione con la pasta di zucchero homemade e realizzato i resti del villaggio con della ghiaccia reale.
E per finire, la fatidica candelina, che questa volta ha trovato un posto degno della sua importanza, la sommità del torrione!