Ieri sera al MACRO Testaccio a Roma è stata inaugurata la nuova istallazione dei fratelli, gemelli omozigoti, Mike e Doug Starn per Enel Contemporanea 2012 che quest’anno celebra, con questo progetto speciale, i 50 anni dell’azienda.
UNA FESTA.
Per il mezzo secolo si son fatte le cose in grande, uno scintillante evento, una bella opera di land art, una abbondante pioggia e un discreto freddo, ma siamo stati tutti coccolati con un aperitivo “rinforzato”, aiutati sotto la pioggia dai volontari muniti di ombrelli, sorretti da gentili responsabili che ci hanno aiutato a salire sulla tortuosa struttura alta 30 metri. Mi dispiace per i non romani, ma avete comunque un anno di tempo per venire a Roma e fare l’esperienza di salire dentro questo groviglio di bamboo.
L’opera dei fratelli Starn è impressionante (www.starnstudio.com n.b. aggiungerò in questo post dell’altro circa i due fratelli e la loro arte…). Un castello di canne di bamboo attorcigliate su se stesse che si stagliano tra le due facciate corte degli edifici del Mattatoio. Sarà stata la luce artificiale, il cielo gonfio di pioggia, le ombre scure, ma l’impatto è stato di vera meraviglia. Un lavoro lunghissimo, iniziato nel giugno di questo anno.
Bisogna firmare una liberatoria per salire dentro la struttura e calzare delle scarpe con suola piatta e possibilmente di gomma per non scivolare (non vi fanno salire con tacchi e suole di cuoio). Fare riferimento a Calvino e al suo Barone rampante o alle sue mille città invisibili è decisamente troppo facile, ma l’esperienza che si può fare rasenta la fiaba.
Una sorta di foresta incantata, un labirinto che si snoda in altezza dove salire e fermarsi a quota +20 metri in una specie di piazzetta/soggiorno attrezzato con divanetti e sedute, dove poter ascoltare musica e sorseggiare una bibita. Poco più sopra, un altro spazio, più raccolto, con un tavolino tondo e delle chaise longue per prendere il sole, accolgono un punto più panoramico, dove traguardare con lo sguardo il gazometro o il Monte dei Cocci (che in realtà è più basso!).
Una “scultura-architettura” che si espande e sale nello spazio, non un gioco ma una esperienza collettiva, nel senso che ci si sente avvolti e tutti partecipi alla struttura, a questo castello che in modo leggiadro, intelligente e rassicurante ci segue nella salita verso il punto più alto. Ho usato la parola castello, che in realtà rimanda ad una struttura difensiva, perché in questo caso l’opera parla di incanto, di un luogo fatato, e lo trasforma non in una cosa da possedere, da conquistare ,ma in un’esperienza magnetica da condividere.
Se volete vedere documentate tutte le fasi della costruzione si può visitare il sito dei due artisti che documenta il processo, dalla nascita, quando hanno tracciato sui sampietrini le posizioni delle aste portanti, fino alla fine, con loro appesi e dondolanti, sull’ultima canna.
Scendendo dal groviglio di bamboo, circa 8000 canne fatte arrivare, pare da Bali, ci troviamo circondati, a destra e a sinistra da un’altra istallazione che si adagia sui sampietrini del Mattatoio incastrando il nido in una morsa vegetale. E’ un giardino realizzato in due rettangoli stretti e lunghi, per una superficie complessiva di 300 mq che si snodano lungo i corridoi del Mattatoio, dal titolo “Episodi verdi di spontaneità”, opera dell’architetto paesaggista Melania Bugiani. Mi auguro che Il Macro o l’Enel Contemporanea possa fare un ulteriore sforzo e dare più visibilità a questo giardino che rimarrà per lungo tempo al Testaccio. Un deplian cartonato simile a quello per Big bambù, un pannello non nascosto ma ben evidente, insomma, le persone ieri sera non capivano cosa fosse e soprattutto non realizzavano che anche questo singolare giardino era parte dell’evento, non stava lì per caso, anche lui festeggiava l’Enel.
Questo giardino è un luogo sperimentale che metterà in atto il potenziale di autodisseminazione delle tante piante perenni e graminacee che sono presenti nella palette vegetale, ed accoglierà, si spera, tutte quelle piante vicine ma non presenti nell’impianto, che in qualche modo raggiungeranno queste due superfici. Il giardino prevede inoltre, proprio per questo dinamismo, una manutenzione che sarà mirata ad assecondare la spontaneità di crescita e mettere così in valore tutte quelle piante che arriveranno in questo luogo. Saranno inoltre aggiunti bulbi di Gladiolus byzantinus, di Urginea maritima, Allium “Hair”, Allium sphaerocephalon forniti da quel bellissimo vivaio di bulbose che è Floriana Bulbose di Christian Shejbal a Monte Porzio Catone, vicino Roma.
Cercheremo nei prossimi mesi di ritornare a vedere e documentare l’andamento di questa struttura vegetale e fare insieme le scoperte delle nuove piante arrivate per scelta o casualmente.
Per festeggiare queste due meraviglie oggi per il “calendarcake” due cupcakes. Si, mi spiace ma anche io da tempo sono presa da questa mania americana. Colgo l’occasione per dire che uno dei blog più interessanti, con ricette infallibili (scritte, fotografate e anche filmate, per cui non c’è proprio possibilità di sbagliare) è quello di Pandispagna che ha aperto un contest (concorso ….) per la realizzazione del cupcake di Natale. Qui a sinistra della pagina c’è il suo collegamento dove potete vedere il bel sito dell’instancabile Francesco e leggere le condizioni di partecipazione.
Detto ciò arriviamo ai miei due piccoli ed innocenti cupcakes verdi ma con il cuore a puntini (ai semi di papavero) che ho infilzato malignamente con scagliette di cioccolato (sembra un porcospino) e addobbato con menhir di pistacchi (sembra uno spicchio sgarrupato di Stonehenge).
ricetta dei GREEN CUPCAKE
ingredienti
3 uova intere a temperatura ambiente
250 gr di zucchero semolato
210 gr di burro a temperatura ambiente
180 ml di latte tiepido
250 gr di farina
1 bustina di lievito
un pizzico di sale
50 gr di semi di papavero
buccia di un’arancia grattugiata (fa fico dire zest….)
ingredienti per la copertura o frosting
un pacchetto piccolo di panna vegetale (l’ho scoperta grazie a un’amica intollerante al lattosio e devo dire che funziona davvero bene)
due cucchiaini di pasta di pistacchi, meglio tre
pistacchi interi sgusciati
scorzette di cioccolato fondente
procedimento
mettere per 15 min. i semi di papavero nel latte tiepido, passato questo tempo mescolare insieme tutti gli ingredienti in una planetaria, con un frullino o a mano ma a velocità bassa e poi, una volta ben amalgamato il composto procedere a velocità sostenuta per tre minuti (insomma in tempo che serve per renderlo spumoso). prendere i pirottini (ne ho utilizzati circa una ventina) riempiendoli con la paletta per il gelato, quella che serve per fare le palline (trucco geniale di PANDISPAGNA per non sprecare nulla e far arrivare il cupcake a livello esatto del pirottino) e infornare a 180°C per 20 min. (si, dico sempre così, ma il mio forno lo debbo abbassare e li ho sfornati dopo 15 min con prova stecchino).
far raffreddare i cupcakes e nel frattempo montare la panna, mescolarla con la crema di pistacchio, mettere tutto in una sac à poche con un beccuccio largo e decorare.