Tra poco la notte più cupa dell’anno.
Si lo so, non è una festa italiana quella di Halloween, ma il giorno della commemorazione dei defunti si: il due novembre è un momento in cui accendiamo le luci dei ricordi di chi non è con noi, è il momento del ricordo e della memoria personale, è il tempo in cui, con il pensiero, ci avviciniamo alla mancanza e anche a quel momento che arriverà per tutti. Gli americani lo fanno esorcizzando il momento e quindi la festa di Halloween, che non ricade il due novembre, bensì il 31 ottobre, momento in cui soprattutto i bambini si travestono, quasi per sfuggire più facilmente alle oscurità, all’ignoto, oppure per confondere la Signora che con la falce cammina per il mondo. Dolcetto o scherzetto, cappelli da strega, lunghe mantelle nere, travestimenti di morti viventi, mummie, ragnatele, e tutto ciò che è mostruosamente soprannaturale ondeggia nella notte del 31 alla luce di flebili candele che illuminano zucche svuotate che proiettano sguardi terrificanti.
Schernire la morte è un espediente antico per allontanarla da noi e quindi quest’anno per Halloween ho realizzato diversi dolci, il primo dei quali è un plumcake con una base di red velvet rivestito di pasta di zucchero che modella un piccolo cimitero di campagna, quelli dove si stagliano lapidi antiche che si nascondono tra le erbe alte del giardino funebre.
I cimiteri, per chi non ci ha fatto caso, sono in realtà dei veri e propri giardini dove, soprattutto nel mondo anglosassone, passeggiare e, scusate la battuta, riposare seduti su una panchina a leggere un libro o semplicemente con il naso all’insù.
Basta pensare all’aria romantica e decadente del cimitero di Montmartre a Parigi o quello acattolico di Roma, oppure il cimitero di Berlino di Sophien Kirche dove le tombe sono in realtà dei soffici cuscini di vegetazione, o quello, delle immagini di questo post, il cimitero di Copenaghen, dove il cimitero non è chiuso tra alte mura ma è aperto e i viali alberati sono solcati da biciclette e persone che lo attraversano da una parte all’altra come una normale via di quartiere.
Un piccolo libro, scritto ormai qualche anno fa da Emanuela De Leo, Paesaggi cimiteriali europei. Lastscape realtà e tendenze raccoglie proprio alcune delle più importanti realizzazioni di cimiteri in Europa degli ultimi decenni.
Il libro racconta come la genesi del cimitero moderno parte dal Decreto Napoleonico del 1804 che riporta questo luogo ad essere abitato da architetture e piante: prima, soprattutto nel 1700 per ragioni di igiene i nuovi cimiteri erano portati fuori dalle città e privo di ogni orpello, chiuso da mura, allontanato dal mondo dei vivi.
E’ appunto agli inizi dell’Ottocento che le piante, gli alberi e il paesaggio diventano segno di riconciliazione con i due mondi, quello dei morti e quello dei vivi e così l’idea di essere sepolti sotto un albero, immersi in un paesaggio, magari in riva ad acque tranquille, come quelle di un lago, diventa un ideale di sepoltura nell’immaginario di molti. Ermenonville, il luogo della sepoltura di Rousseau prima di essere portato a Parigi e sepolto nel Pantheon, il luogo idilliaco dove trovare l’ultimo riposo immerso nel paesaggio diventa, come dice l’autrice “una anticipazione di una nuova concezione laica dello spazio funerario del tutto nuova, una concezione che elimina definitivamente il simbolismo macabro delle tradizioni passate“.
E allora cosa poteva mai fare Cakegardenproject per l’Halloween di quest’anno se non un piccolo cimitero immerso nei rami di alberi le cui chiome spoglie quasi lo divorano?