Le torte di compleanno sono per me sempre una gioia. Mi piace davvero molto pensare a una torta che festeggia, che fa sorridere, far luccicare gli occhi di chi la riceve. È sempre una gioia enorme.
A fine gennaio ho un appuntamento che si ripete da sette anni, un felice appuntamento, una torta di compleanno per una bambina che ho visto nascere. Mi domando se riuscirò ad arrivare a farle la torta ai suoi diciotto anni, se sarò ancora in grado, se ce la farò e chissà cosa vorrà, cosa mi chiederà …
Quest’anno il tema richiesto è il Cretaceo, si avete capito bene, siano nel mood dinosauri e company, del come eravamo prima che l’uomo ci mettesse lo zampino e la natura ci pensava da sola a cambiare le cose.
Ho capito da poco che nei programmi scolastici la preistoria ha un peso notevole sullo svolgimento dei programmi di storia. Ai miei tempi, preistoria comunque, i dinosauri erano accennati o quasi mentre oggi mi raccontano che praticamente si arriva alla quinta elementare agli antichi romani o giù di lì. Tempi bizzarri questi nei quali i dinosauri battono Giulio Cesare nell’immaginario fanciullesco ma anche nei programmi ministeriali. Io in verità sarei più contenta di sapere del comportamento umano, sui retroscena dell’accoltellamento tra il più importante della storia piuttosto che tutto sui dinosauri ornitischi. Ma va bene, forse è anche meglio ricordarci com’eravamo …
Mi immergo nella vegetazione del Cretaceo o meglio Cretacico, e capisco che il futuro immaginato si tocca con il nostro passato che le flore descritte nei lavori di fantasia, come i film di fantascienza sono possibili evoluzioni che collegano in modo diretto tempi lontanissimi e futuri lontani con rappresentazioni quasi scientifiche nelle illustrazioni.
Da una parte i libri di biologia del liceo e dall’altra il libro uscito insieme al film che descrive la fantastica flora di Avatar.
Cretaceo, epoca terrestre di circa 80 milioni di anni che inizia con l’ammonite Berriasiella jacobi ( un mollusco celafopode, un “conchiglione”, usato oggi come fossile guida per le datazioni) e termina con la scomparsa dei dinosauri non aviari, l’epoca forse più interessante della evoluzione della Terra.
Una flora molto simile alla nostra che differisce solo per la mancanza delle monocotiledoni o meglio le liliopside, ossia le piante più evolute del nostro pianeta come riso, frumento ma anche orchidee e tulipani.
Alla fine del Cretaceo oltre all’estinzione dei dinosauri anche l’80% della flora scomparse dalla terra grazie a quello che si ipotizza essere stata la “goccia che ha fatto traboccare il vaso” ossia l’impatto sulla terra di un asteroide che, all’interno di un processo già in atto di profondi cambiamenti climatici, accelerò l’andamento degli inevitabili mutamenti.
Mentre pensavo a questa torta una nuova notizia mi viene sotto gli occhi, complice un articolo sul Corriere della Sera che annuncia la scoperta nel Cile di un fossile di dinosauro sconosciuto che poi ha fatto correggere la tradizionale classificazione dei dinosauri con un nuovo ordine, quello degli ornitoscelidi. La scoperta avvenuta nel 2004 da parte di un bambino di sette anni, guarda caso la stessa età della mia piccola festeggiata, ha portato alla ribalta il Chilesaurus, questo piccolo animale parente stretto del tirannosauro ma piccolo, con il becco e vegetariano, della grandezza di un canguro che, nonostante la sua agilità e il fatto che probabilmente “presiedeva le catene alimentari e aveva occupato le principali nicchie ecologiche del pianeta”, scomparse anche lui grazie alle eruzioni vulcaniche e ai pesanti cambiamenti climatici.
E allora cosa mettere sulla torta del Cretaceo? Un piccolo dinosauro rosa, un vulcano e un vortice di foglie potrà bastare a raccontare un po’ questa storia?