In una giornata come questa, meravigliosamente uggiosa, che forse sarebbe meglio definirla tempestosamente umida, ci possiamo immergere facilmente nell’arancio/arancia alla ricerca di un po’ di conforto.
L’arancio, o arancione, è stato il colore di questo anno che sta per terminare.
Tangerine tango, un arancio tra il mandarino e il corallo, è stato eletto dal Pantone, azienda statunitense che si occupa, tra l’altro, dell’identificazione dei colori, il colore del 2012. Le collezioni estive di quest’anno sono state letteralmente immerse, dalle scarpe ai cappelli/capelli, in questo colore solare e profumato, associato nelle culture antiche orientali all’intelligenza emotiva e alla concentrazione mentale, ma anche definito come colore-simbolo dei peccati di gola.
Colore vitaminico e fragranza che ricorda gli agrumeti di Citrus x sinensis siciliani, l’arancio, pur essendo un colore (secondario o complementare) importante, non aveva nome in antichità e spesso veniva indicato come rosso. Storia davvero bizzarra.
Esiste l’arancio Fantini, sinonimo di cravatta Trendy (un modello di cravatta), un’infinità di profumi (il mio preferito è quello di Serge Lutens, Fleurs d’Oranger), la Carte Orange per viaggiare sui mezzi pubblici a Parigi e nell’Île-de-France, il giardino arancione, uno dei giardini seriali di Gilles Clément del Parc André-Citroën a Parigi (qui si gioca facile, direte!).
Questo giardino mi ha fatto capire il perché l’arancio è da sempre, istintivamente, il mio colore preferito (e non sono un seguace di Osho).
Il mio giorno di nascita è il mercoledì.
Il giardino arancione di Clément è incasellato dentro complicate relazioni tra il ciclo del sole, i metalli e i numeri atomici. Tutto parte dal movimento, che inizia dal suo Jardin en mouvement e prosegue con i giardini seriali, per poi finire nei due giardini, quello argentato e dorato, ossia quelli della luna e del sole.Il discorso sarebbe lunghissimo e non così semplice, ma lo facciamo un’altra volta.
Il giardino arancione è il numero 4, che nella tabella analogica che Clément costruisce in relazione al movimento, è legato a mercurio come metallo, al colore arancio, al tatto come senso, al numero atomico 80 e al mercoledì come giorno della settimana. Il famoso filosofo paesaggista disegna inoltre, sul percorso mediano che attraversa il giardino, una linea sinuosa, che simboleggia un ruscello, mettendolo in relazione al movimento dell’acqua tra il giardino verde (quello della fonte) e quello rosso (quello della cascata). Ecco spiegato perché mi piace così tanto l’arancio ……
Tra l’altro in questo giardino c’è una pianta che adoro e che cerco, quando posso, di metterla, anche di soppiatto, perché in verità bisogna essere o californiani, o tifosi della Roma o amanti delle piante tout court, altrimenti ti senti dire, “bellina, ma tanto il mio giardiniere (ex edile) una volta sfiorita me la taglia perché non la conosce …”
E’ la Kniphofia che Clément mette nei massicci arancioni di perenni usando la Kniphofia galpinii.
E allora che arancio sia!
La torta di oggi è stata realizzata passo passo da una new entry della mia modesta ma curiosa biblioteca dolciaria, il libro di Ladurée, Dolce uscito quest’anno come il Pantone 17-1463. Devo dire che lo avevo snobbato per mesi, forse perché l’edizione mi sembrava eccessivamente luxury, ma mi devo ricredere, mai fatta una torta all’arancia così buona. Ho avuto anche la tentazione di seguire le orme della protagonista del film Julia and Julie (scritto e diretto da Nora Ephron che ci ha lasciati decisamente troppo presto) e di mettermi a cucinare tutti i dolci presenti nel libro, tanta è la fede sulla buona riuscita di queste ricette.
ORANGE CAKE dalla ricetta di Ladurée o quasi
ingredienti
3 uova intere a temperatura ambiente
175 gr di farina
225 gr di burro a temperatura ambiente
225 gr di zucchero semolato
3 arance bio non trattate
1 bustina di lievito
io ho aggiunto anche un cucchiaino di polvere di buccia d’arancia essiccata e macinata
procedimento
mescolare lo zucchero con la scorza delle tre arance grattugiate
mescolare il burro ammorbidito (microonde o bagnomaria) con in sequenza:
miscela di zucchero e scorze (+polvere di buccia)
le uova
la farina insieme al lievito
il succo delle tre arance (passatelo al colino please, questo Ladurée non lo dice ma è meglio!)
versare l’impasto in una tortiera del diam. 20 cm e cuocere a 180 gradi per circa 35-30 min. (Ladurée dice 45 min. ma se aspettavo tanto il mio forno carbonizzava il tutto! Per cui ognuno si deve regolare e fare i conti con il proprio forno, qui non c’è scienza che tenga)
sciroppo all’arancia
ingredienti
20 cl di succo d’arancia
90 gr di zucchero
portare ad ebollizione il succo e lo zucchero
fette di arancia caramellate per la guarnizione
1 arancia non trattata
20 cl di acqua
100 gr di zucchero semolato
procedimento
lavare l’arancia e tagliarla a fette dello spessore di 2 mm
portare ad ebollizione l’acqua e lo zucchero e aggiungere le fette, cuocere a fuoco basso per 20 min. senza far bollire lo sciroppo
farle scolare e raffreddare
una volta cotta la torta sfornarla e posarla su una griglia posizionata sopra un vassoio o sulla teglia del forno.
scaldare lo sciroppo e bagnare la torta recuperando e aggiungendo, per due volte, il liquido che scola.
decorare la torta con le fette di arancia caramellate.
Qui l’ultimo passaggio di Ladurée è quello della “laccatura”, come lo definisco io, ossia passare sopra la torta della gelatina d’arancia.
io non l’ho fatto, era bella ugualmente, ma si sa, la gelatina, oltre che sigillare, da un aspetto lucido, di finitura. Per ciò che mi riguarda mi fa ricordare quei piatti cinesi, fatti di cera esposti nelle vetrine dei ristoranti mandarini.
Tempo di stazionamento della cake sulla tavola davanti ai golosi e gli scettici del glucosio: 15 minuti, dopo di ciò sparisce, per cui il successo è assicurato e tutte le giornate fredde e piovose si trasformano solari e calde.