Se penso alla mia prima volta a Parigi i ricordi non vanno alla Tour Eiffel ma a l’île flottante, un dolce dal nome lieve, sognante. Chiamato dai francesi anche oeufs à la neige, questa soffice quenelle di bianco d’uovo galleggia nel mondo dei dessert su una profumata crema inglese.
Ma esistono altri lievi e sognanti mondi “flottanti” nell’immaginario: sono i giardini galleggianti, piccole isole che fluttuano in acque immobili oppure si lasciano lambire dalle acque di piccoli corsi.
I primi verdi isolotti galleggianti li ho visto ormai oltre venti anni fa a Duisburg, in Germania, nell’Emscher Park, la parte terminale di un Parco regionale nella regione della Ruhr, un ampio progetto di rigenerazione paesaggistica in un territorio che un tempo era occupato dall’industria pesante delle acciaierie. Ritornando a Duisburg e alla parte terminale di questo Parco Regionale, la particolarità del progetto del team di paesaggisti dello studio di Peter Latz fu di riutilizzare le strutture della fabbrica in disuso e di avvolgerle in tanti, tantissimi giardini. Uno di questi fa fluttuare dentro dei recipienti di polistirolo delle piccole composizioni vegetali che con il loro movimento formano tanti arcipelaghi verdi e mobili.
Ma gli isolotti fluttuanti più interessanti che vidi in questo parco furono quelli che danzavano allegramente dentro le acque del’Emscher che servivano per muovere maggiormente la corrente del corso del fiume e in questo modo dare maggiore ossigeno e quindi migliorare la qualità dell’acqua.
Nel tempo tanti giardini fluttuanti sono stati realizzati, come quelli più urbani di Parigi sulla riva Gauche della Senna oppure i Floating Fields in Cina a Shenzhen, piccoli orti galleggianti, o ancora progetti di zolle fiorite a New York, tutte isolette che con il loro galleggiamento favoriscono un miglioramento della qualità delle acque.
Le îles flottantes galleggino anche sui prati perché nel giardino sono chiamate così le aiuole che solitarie ondeggiano con i loro colori in mezzo ad un tappeto erboso, oppure fanno da raccordo in un dislivello accompagnando una scaletta o una piccola cordonata.
La mia dolce île flottante è nella versione orientaleggiante al tè matcha, un isolotto verde su una profumata crema inglese alla vaniglia, una piccola bontà davvero facile da realizzare e sicuramente un dolce che anche d’estate può una idea se serviamo la crema molto fredda.
île flottante a tè matcha
ingredienti (6 porzioni)
4 uova
120 gr di zucchero a velo
60 gr di zucchero
500 ml di latte intero
mezzo baccello di vaniglia
un cucchiaino di maizena
un cucchiaino abbondante di tè matcha
100 ml di caramello salato
procedimento
sbattete le chiare d’uovo con lo zucchero a velo fino a farle diventare belle sode, una meringa in sintesi e in ultimo aggiungere il tè matcha
portare il latte a 85°C
con due cucchiai realizzare delle quenelle e poi le tuffiamo nel latte caldo
cuocete le îles un minuto per parte facendo attenzione nel girarle delicatamente con una schiumarola
una volta cotte tutte le nostre quenelle si può preparare la crema inglese
utilizzare lo stesso latte dove avete cotto le îles e mettete in infusione la polpa della mezza bacca di vaniglia
nel frattempo sbattete i tuorli d’uovo con lo zucchero finché le uova non sono sbiancate e spumose
aggiungere la maizena
aggiungere il latte bollente e poi rimetterlo sul fuoco sempre a una temperatura di 85°C per cinque minuti mescolando
passare la crema in un passino
far raffreddare bene la crema mettendo un film di pellicola in modo tale da non far rapprendere la superficie della crema
in un piatto mettete un po’ di crema, adagiate la quenelle e poi guarnite con un po’ di caramello salato prima di servire la vostra l’île flottante
nota: le immagini dei giardini sono tratte dal web