due ore prima
il forno deve essere a 80 gradi e sulla griglia
(circa 20 minuti
la teglia va unta col burro e ripassarla con la farina
300 gr zucchero
400 gr farina
e 1 pizzico di sale
mescolare bene farina e zucchero in una terrina e aggiungere 1 alla volta 4 uova intere e mescolare bene con un mestolo di legno.
aggiungere 1 bicchiere da tavola di latte
1 bustina e mezza di pan degli angeli o 1 di bertolini (all’ultimo) e prima aggiungere due etti di burro (fuori però dal frigorifero)
Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma è in corso, fino al 2 giugno, la mostra “Interni d’artista: Balla, Capogrossi, Cavaliere, Ferrazzi, Mazzacurati, Morelli, Palizzi”.
L’idea espositiva è quella di metter in mostra piccoli scorci degli ateliers di alcuni artisti, tra cui Capogrossi.
Sbirciando nelle bacheche che raccoglievano gli oggetti, i disegni, gli appunti scritti dall’artista, mi imbatto in un foglio unto e macchiato che riporta una ricetta.
Si, in mostra c’è una ricetta di Capogrossi, non per mescolar colori, ma per realizzare una torta da colazione, da inzuppo, una specie di torta margherita che il pittore trascrive elencando ingredienti e fasi di lavorazione.
E come non rifarla?
La ricetta, semplice ma scritta in tutte le sue fasi, ha una piccola particolarità, una attenzione sull’uso del lievito.
L’appunto descrive la differenza di uso di due famose marche di lievito per dolci e la cosa mi ha fatto sorridere perchè chissà quale donna si è raccomandata al maestro nel puntualizzare la quantità di lievito diversa da una marca all’altra rispetto alla ricetta.
O il maestro ha ricopiato la ricetta da qualche libro? o un suo amico pasticcere lo ha consigliato?
Non so’, ma questo appunto, questa esattezza mi ha incuriosito.
La ricostruzione del suo atelier, del suo studio è molto vivace, colorata: un grande tavolino è il fulcro dello spazio sul quale Capogrossi tracciava le sue memorabili forme, i suoi geroglifici, quei segni chiamati di volta in volta forchette, formiche, pettini, matrici d’immagini o serrature cabalistiche, come le definiva Ungaretti.
Un mondo ripetitivo ma non ossessivo, forse per via di quel connubio tra linee rette e la curva.
Nel tempo ho guardato le sue opere in due modi diversi.
Nel tempo in cui studiavo arte cercavo nella sua ripetizione gestuale un senso ancestrale.
Dopo, quando ho costruito il mio sguardo da architetto ho letto nelle sue composizioni forme di città, strade, volumi, edifici.
E adesso guardo l’immagine di questo signore, di famiglia nobile, laureato in giurisprudenza, sempre vestito impeccabilmente con la cravatta davanti ad una scodella, con un mestolo di legno che “compone” la sua torta da colazione……..
Un unico appunto riguardo la ricetta.
Ho utilizzato solo 200 gr di zucchero perchè mi sembrava una dose eccessiva e poi a me i dolci troppo dolci non piacciono.
Il risultato è stato ottimo e la tortina è perfetta per l’inzuppo da colazione o per essere farcita con una buona crema o marmellata.
ah, dimenticavo, ho messo solo una bustina di lievito ………