Qualche giorno fa, camminando per le strade del centro ho inciampato con lo sguardo su una vetrina di un antiquario che esponeva un giardino di vetro. Una meraviglia. Un piccolo giardino che ricordava i disegni tardo barocchi delle aiuole dei tanti giardini storici italiani e francesi, un continuum di linee morbide che si perdevano nella trasparenza e luccichio del vetro.
Questo giardino, un Baccarat della fine del 1800, doveva decorare qualche bella e fortunata tavola gentilizia e oggi stava lì, splendente e sognate a far bella mostra del suo piccolo essere un “giardino da tavola”.
Avevo in progetto quest’anno, dopo il quasi successo dello scorso natale, la costruzione di casette di zenzero, ma il mio progetto era naufragato quando ho visto già realizzato il modello che avevo pensato come riferimento, la Vitra House di Herzog & de Meuron, in un concorso di architetture contemporanee di pan di zenzero. Vedendo questo giardino di vetro mi è scattata la scintilla, la lampadina si è accesa e ho pensato, beh, potrei fare una versione dolce! Detto fatto!
Questo improbabile giardino quest’anno è diventato il centrotavola per il pranzo familiare di Natale. Ma la curiosità di sapere qualche cosa di più di queste decorazioni da tavola era lì, girato l’angolo, non poteva aspettare e prima di mettermi al lavoro tra farine, zuccheri e spezie per la realizzazione del centrotavola edule, ho cercato notizie sulla meraviglia. Sui giardini di vetro propriamente detti, se ne sa poco, quasi nulla e devo ringraziare Lucilla per essere corsa in mio aiuto con la sua biblioteca di giardini ed altro. E’ uscito così fuori un libro Il giardino dei sentimenti: Giuseppe Jappelli architetto del paesaggio di Alessandro Bonomini (1996) che conteneva un capitolo su questi giardini di vetro.
La tradizione dei centritavola è antica, ma quella di queste composizioni in vetro è singolare e nasce e muore proprio a Venezia. Una storia quasi tutta italiana. Questi giardini di vetro erano commissionati dal Doge in occasioni di banchetti importanti e venivano regalati all’ospite illustre dopo il banchetto. Per questo non se ne ha quasi traccia, in quanto scomparivano con il loro ricevente, inghiottiti da qualche baule che partiva per mete lontane. I giardini di vetro erano inoltre realizzati in particolari ricorrenze nelle quali questi singolari decori venivano regalati, nel giorno di Santo Stefano, per dell’Ascensione, per san Girolamo e nel giorno di san Vito.
I giardini di vetro riproducevano, con un trionfo di vetri sottili e spesso colorati e adagiati sopra specchi modellati che riflettevano e moltiplicavano le immagini, scene della laguna di Venezia sotto il gelo o scene delle imprese militari della Repubblica Veneziana. Oppure riproducevano fantastiche costruzioni di paradisi di fiori e trionfi di frutta. Questa tradizione si protrae fino alla caduta della Repubblica di Venezia, quando queste meraviglie di vetro progressivamente non sono più richieste per i banchetti dei nobili e quindi non più realizzate. Ricompaiono nell’epoca dell’art decò, quando a Murano sono realizzati dei piccoli giardini centrotavola con vasi, piante, fontane, piccoli obelischi e alberi. Dei giardini di vetro da allora ad oggi non se ne ha quasi traccia se non nel museo del vetro a Murano.
Altra storia, molto più articolata, è quella dei centrotavola che dal tardo medioevo fino all’Ottocento adornavano le tavole delle corti aristocratiche inglesi e francesi, ma in generale, di tutta Europa. I surtout de table, i centritavola nordeuropei erano strutture realizzate in vetro, in porcellana, in cristallo ed argento, o in ottone dorato e riproducevano dei veri e propri giardini con aiuole, fontane, piccoli edifici, scene idilliache popolate da statue e decori che a loro volta accoglievano salse, spezie, il sale e il pepe, l’acqua profumata per le mani.
Singolari poi le ricostruzioni che uno storico del food, Ivan Day, nel Bowes Museum, fa nel riproporre sontuose tavole con le pietanze e le decorazione dell’epoca degli Stuart. Interessante la costruzione di questi surtout partendo dai disegni dei parterres di William Lawson (1618) che Day e i suoi amici pasticceri, ripropone nei giardini di broderie in marzapane o in pasta di zucchero.
Un piccolo appunto fuori dall’argomento. William Lawson nel suo libro The Country Housewife’s Garden raccomandava ad ogni famiglia di avere due giardini, un orto ed un giardino fiorito, uno spazio per la necessità e l’altro per l’estetica, la contemplazione.
Ritornando al mio piccolo e semplice giardino di pan di zenzero, regalato appunto per il giorno di santo Stefano, ma che è diventato il centrotavola allegro del giorno di Natale, si trattava di fare semplicemente delle cassette e vasi Versailles in biscotto e di decorarle con la glassa reale (che all’occasione fa anche da collante alle piccole e dolci strutture). Al centro della composizione si può pensare di mettere candelabri, coppette con cioccolatini o caramelle di zucchero colorate o gelatine, biscotti dalle forme natalizie, piccole meringhe o anche sassi di vetro come ho fatto io.
Le cassette e i vasi di biscotto di zenzero le ho riempite con del tulle e arricchite con decorazioni in panno, con della piccola frutta in marzapane e meringhe e con tutto quello che mi sembrava giocoso e colorato. Ma la fantasia non ha limite, si sa, e quindi si possono realizzare, con più tempo a disposizione, fiori con la pdz o con il cioccolato plastico.
Credo che riproporrò di nuovo questo tipo di decoro per la tavola, cercando di migliorare il mio primo grossolano tentativo, magari lavorando il cioccolato o modellando pezzi di pandispagna ricoprendoli, come le cakes, di pasta di zucchero. Siete avvisati!
Il biscotto di zenzero ha di buono che può essere inzuppato nel latte nelle prossime settimane per la colazione, fino alla Befana.
Ricetta del biscotto di zenzero
ingredienti
1 uovo intero a temperatura ambiente
350 gr di farina 00
150 gr di zucchero semolato
150 gr di burro
150 gr di miele
¼ di cucchiaino di polvere di chiodi di garofano
2 cucchiaini di zenzero in polvere
2 cucchiaini di cannella
2 cucchiai di cacao amaro in polvere
1 cucchiaino di bicarbonato
un pizzico di sale
procedimento
in un pentolino a bagnomaria fare sciogliere il miele con il burro
passare al setaccio la farina con il bicarbonato e il cacao
sbattere l’uovo con lo zucchero finché diventa soffice e spumoso. All’uovo e lo zucchero aggiungere la farina, il cacao e il bicarbonato insieme alle spezie e aggiungere a filo, il burro con il miele fuso. Impastare e avvolgere il panetto ottenuto nella pellicola e far riposare per una notte in frigorifero. Dopo 12 ore circa la pasta è pronta per fare i biscotti. La cottura è a 160°C per 10-15 min.
Per il mio giardino ho utilizzato questa ricetta con il doppio delle dosi